Contrada del Drago - Cappelletta di Noale -
I Nobili
Le famiglie dei Signori erano quasi sempre numerose. Bambini e bambine crescevano insieme fino all'età di sette anni. Portavano gli stessi abiti, e dormivano nelle stesse stanze. Poi i fratelli e le sorelle venivano separati. In genere il figlio maggiore seguiva le orme paterne, abbracciando la carriera delle armi; i figli cadetti e le figlie non maritate, spesso, finivano in convento. L’alternativa per i figli era diventare cavalieri, per le figlie sperare di sposare dei gentiluomini. Raramente i nobili sapevano leggere o scrivere. Per firmare un documento, ad esempio, si limitavano a imprimere il loro sigillo inciso su un anello (o su un punzone) sulla ceralacca fusa.
Le donne, anche quelle di origine nobile, avevano ben pochi diritti. Le ragazze erano quasi sempre maritate a quattordici anni. I matrimoni erano combinati tra le famiglie e comportavano il pagamento di una dote. I beni della moglie passavano in proprietà al marito e questo rendeva i cavalieri dei veri e propri cacciatori di dote. Anche se con minori diritti, nella vita privata, la castellana tuttavia godeva di una sostanziale parità con il marito. Quando egli era lontano, assumeva la responsabilità della proprietà (non mancano esempi di donne che si sono rese protagoniste organizzando la difesa del castello contro nemici).
Spada a due mani
Storia
La spada a due mani, benché usata principalmente nel medioevo come strumento di offesa, ha le sue origini nell'Età del bronzo, dove veniva usata in rarissimi casi per varie mansioni domestiche, e non in battaglia dato che, non essendo ancora stati scoperti metalli leggeri, il suo peso era eccessivo[1]. Una prima presenza della spada a due mani si ha nell'Epopea di Gilgamesh, un anticopoema epico babilonese scritto circa 4500 anni fa.
Secoli dopo i legionari romani che si scontrarono con le tribù galliche e germaniche dovettero affrontare guerrieri muniti di grandi spade maneggiate a due mani, anche se il vero impulso allo sviluppo di quest'arma fu il miglioramento costante delle corazze, per le più pesanti e rinforzate delle quali la normale spada non poteva nulla. La spada quindi, grazie anche all'evolversi dellametallurgia, inizia a mutare assumendo la foggia e le caratteristiche fino ad assomigliare alla classica spada a due mani delMedioevo presente nell'immaginario collettivo moderno[1].
Fino al 1500 comunque la spada a due mani venne relegata all'uso nei duelli, tanto che nel 1409 Fiore dei Liberi pubblicò il primo manuale italiano sull'uso di quest'arma, seguito da Filippo Vadi qualche decina di anni dopo, il quale stilò anche una serie di punti necessari affinché una spada si potesse definire "a due mani". Con l'arrivo del nuovo secolo viene resa più sicura la presa mediante accorgimenti all'impugnatura e alla base della lama, che viene allungata fino a far raggiungere alla spada l'altezza di un uomo; inoltre ha inizio anche l'uso più frequente della spada a due mani in battaglia, dove veniva usata per abbattere il muro dipicche nemico.
La pratica di duellare con le grandi spade comunque non cadde in disuso e, nel 1536, Achille Marozzo sviluppò nuove tecniche per gli schermidori. Fiorirono pure nuove forme e decorazioni, come nella flamberga, che aveva la lama ondulata.
In Italia gli ultimi trattatisti a parlare della spada a due mani furono Giacomo di Grassi e Francesco Alfieri rispettivamente nel 1570e nel 1653[1], dopodiché, con la grande e rapida diffusione delle armi da fuoco in Europa, la spada a due mani, così come molte altre armi bianche, cadde in disuso.
Balestra
La balestra è un'arma da lancio costituita da un arco di legno, corno, o acciaio montato su di una calciatura (fusto) denominata teniere e destinata al lancio di quadrelli, frecce, strali, bolzoni, palle, o dardi. La corda viene bloccata da un meccanismo chiamato noce. Lo scatto avveniva tirando giù un piolo, nei modelli più antichi, o facendo pressione su una sorta di grilletto chiamato chiave. La corda veniva tesa grazie a un meccanismo a gancio chiamato crocco oppure, nei modelli più sofisticati, a un martinetto.
Longbow
Le origini dell'uso di lunghi e potenti archi risale ai vichinghi norvegesi che, in qualità di mercenari o alleati, li introdussero nel Galles. La successiva diffusione nel territorio inglese risale al XIII secolo, sotto il regno di Edoardo I Plantageneto (Longshanks). In quel periodo la marginalità dell'Inghilterra, la cui economia era ancora prevalentemente rurale, non aveva permesso lo sviluppo di maestranze specializzate nella costruzione di balestre, peraltro armi di costo abbastanza elevato.
L'uso e la diffusione del longbow fu favorito dalla facilità con cui poteva essere costruito e dall'accessibilità che si estese alle classi popolari, le quali fornivano i tiratori a condizione che venissero assiduamente addestrati per essere in grado di tendere archi il cui carico di trazione medio era di cento libbre.
Costruzione
Il longbow era originalmente costituito da un lungo listello di legno (solitamente tasso, taxus baccata) lungo all'incirca quanto l'apertura delle braccia dell'arciere che doveva utilizzarlo. Talvolta aveva dimensioni anche maggiori. La misura standard è di circa 72 pollici (182,88 cm).
L'arco lungo medievale ha una sezione a "D" dove il lato dritto (detto "dorso") è quello rivolto verso il bersaglio. Solitamente il dorso dell'arco era ricoperto da uno strato di tendine, incollato al legno con colla animale, il che garantiva potenza e velocità. Spesso le parti terminali dei flettenti, i puntali o "tips", erano rinforzati in corno. La corda era solitamente costituita da una treccia composta da due o tre fili di lino, canapa o budello e veniva impregnata di colla ed alcuni arcieri medievali amavano rinforzare le proprie corde (ne avevano sempre una di scorta durante le battaglie) con capelli femminili, poiché ciò le rendeva più resistenti e faceva in modo che esse non si spezzassero (in qualche caso però succedeva lo stesso) proprio nel mezzo di una battaglia.
Un tempo, nel corso del Medioevo, l'arco lungo usato dagli inglesi principalmente, provvisto di corde e di rinforzi (corni, strati di colla...) aveva un peso di trazione che andava dalle 90 alle 150 libbre, molto più potenti dei moderni archi.
La freccia viene appoggiata su una rientranza ricavata sul fianco sopra l'impugnatura dell'arco (detta "finestra") nel caso degli archi moderni, o direttamente sulla mano dell'arciere nel caso di quelli medioevali.
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